Quando pensiamo ai disturbi alimentari, immaginiamo spesso corpi femminili fragili, spezzati da una società che impone loro ideali irraggiungibili. Ma dietro le quinte di questa narrativa esistono uomini che vivono lo stesso dramma, intrappolati in una spirale di dismorfia, anoressia e bulimia. Se per le donne i modelli di bellezza imposti possono essere distruttivi, per gli uomini queste malattie si scontrano con un ostacolo in più: il peso schiacciante della cultura machista.
Il macho è un uomo che, non sapendo il fatto suo, vuole dimostrarlo – Roberto Gervaso
Essere uomo in un mondo di uomini? Andiamo oltre il machismo!
Essere uomo, in un mondo dominato da immagini virili e imperativi di forza, è già di per sé una sfida. Il corpo maschile è idealizzato come un tempio di muscoli e potenza, spesso tanto irrealistico quanto gli ideali di magrezza per le donne. Ma la società raramente parla degli uomini che si spezzano cercando di raggiungere questi standard, dei giovani e meno giovani che si guardano allo specchio e non riescono ad amare ciò che vedono. L’insoddisfazione si trasforma in disgusto, e da lì il passo verso la sofferenza fisica e psicologica è brevissimo.
Per un uomo, difatti, ammettere di avere un problema alimentare può sembrare una sconfitta, un’ammissione di debolezza in un contesto culturale che gli ha insegnato a essere forte, stabile, imperturbabile. In una cultura dove “fare l’uomo” significa sopprimere i propri sentimenti e mai mostrare vulnerabilità, riconoscere di essere vittima di un disturbo alimentare è uno stigma in più. E così, molte di queste storie restano in silenzio, nascoste nella vergogna e nell’isolamento.
L’ossessione per il corpo perfetto, per il peso e la muscolatura, è una trappola invisibile che si stringe attorno a migliaia di uomini. Esattamente come accade per le donne, gli uomini sentono di dover cambiare per essere accettati, per sentirsi “abbastanza”. E spesso non sanno di trovarsi in lotta contro un nemico silenzioso: la dismorfia corporea. In questo caso, l’uomo vede il suo corpo come in uno specchio deformato, percependolo come troppo magro, troppo grasso o semplicemente “sbagliato”. Non importa quanti sforzi faccia, non riesce mai a riconoscere il valore di se stesso.
Non solo problemi “da donne”
Anoressia e bulimia, quindi, non sono solo problemi “da donne”: sono mali che devastano anche l’universo maschile, tanto quanto quello femminile. Molti uomini cadono nel tunnel della privazione, diete estreme o dell’abbuffata seguita dal senso di colpa. E il problema è tanto più grave perché manca ancora una consapevolezza culturale profonda su questo tema. C’è un silenzio assordante attorno alla dismorfia maschile, un velo di tabù che rende ancora più difficile chiedere aiuto.
Dietro le fotografie patinate dei modelli scolpiti e dei supereroi muscolosi che affollano cinema e social media, esistono uomini reali, imperfetti e pieni di fragilità. Ma finché continueremo a tacere, finché considereremo queste battaglie un “problema femminile” o “una questione di debolezza”, ci saranno padri, compagni, mariti e amici che soffriranno in silenzio. A volte con gravi conseguenze per la loro salute, altre volte perdendo persino la vita. Eppure gli esperti lo ribadiscono a gran voce: “Quello che senti non è sbagliato“!
Abbiamo dunque bisogno di una nuova prospettiva, che possa abbracciare tutte le persone in questa lotta e che non condanni nessuno al silenzio o alla vergogna. Gli uomini, come le donne, hanno diritto di soffrire e di chiedere aiuto. Riconoscere questa realtà è il primo passo verso una società più compassionevole, che sappia guardare oltre i cliché di genere e offrire comprensione, supporto e strumenti di cura.
Perché è solo ammettendo la sofferenza, e non nascondendola, che possiamo ritrovare la nostra umanità. E finalmente, essere liberi.
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